L’energia del futuro, le paure contemporanee e il mio prossimo libro nell'intervista del 12 settembre 2019.
Monica
Casonato - Nel titolo “Eco delle stelle” la parola eco è molto suggestiva e
può nascondere un destino. Oltre a significare un fenomeno acustico, la parola
eco deriva dal greco ‘oikos’ e significa ‘casa’. Viene usata per comporre varie
parole come ECOLOLOGIA (ambiente in cui si vive), ECOSISTEMA (sistema di un
determinato ambiente). È solo
un semplice caso o una straordinaria sincronicità con gli eventi della storia?
Nel nuovo libro i personaggi conoscono la loro origine
proveniente dalle stelle. Vivono nel loro mondo come in una specie di colonia appartenente ad un’entità più vasta e di cui hanno perso le tracce molti
anni prima, sentendosi separati dalla loro terra madre. Prive del collegamento con
la propria galassia, un certo numero di città hanno iniziato a farsi la guerra l’una
contro l’altra. Come si leggeva, purtroppo, alla fine della trilogia ne “Il
Segreto della Sorgente”, gli esseri umani, privati di un dominio totalitario,
in molti casi avrebbero potuto lasciarsi andare a guerre e combattimenti civili.
E così si è avverato. Nel libro,
sono i personaggi a creare il proprio destino, non c’è un fato predeterminato
che li spinga al ritorno alle stelle. Esiste solo un lungo e faticoso cammino
che non sappiamo dove potrà sfociare.
Monica Casonato - In alcuni titoli parli di
soffi, di voci, di echi delle stelle. Oltre a suscitare un’immagine poetica, si
riferiscono anche alle nuove scoperte scientifiche nel mondo dell’astrofisica?
Questi titoli come si collegano con l’opera? Ci puoi anticipare qualcosa?
Ci troviamo in una società estremamente avanzata che,
però, abbraccia tutto il fantastico: vi sono velature fantasy e
fantascientifiche e accanto all’ intelligenza artificiale molto sviluppata vi è
pure la magia. In questo caso, i soffi e le voci sono riferiti più a un sentire
intimo. Ci sono dei momenti in cui i personaggi sentono un’energia intrecciarsi
con un qualcosa che va oltre le loro barriere spazio-temporali, come se la loro
aura si espandesse fino a toccare dei punti di luce molto lontani da loro. Parliamo
di un qualcosa di intimo piuttosto che tecnologico.
Monica
Casonato - Ieri sera al telegiornale hanno parlato dell’energia del futuro
che sarà un’energia ricavata dalla fusione nucleare simile a quella che
producono le stelle. L’energia delle centrali nucleari moderne è molto
pericolosa, ha causato catastrofi e scorie radioattive. È davvero un tornare alle stelle da
dove abbiamo avuto origine, secondo molti studiosi?
Della fusione nucleare se ne parla da
decenni e ci sono delle ricerche sempre più avanzate che seguiamo con molto
interesse. Riprodurre l’energia delle stelle non è semplicissimo, ma sarebbe
auspicabile arrivare a delle forme di approvvigionamento energetico più pulito.
Mi sembra importante citare, oltre alla fusione nucleare, che ora presenta dei
limiti tecnologici molto complessi, altre fonti di energia pulita come il
solare e l’eolico. Il problema sta nell’uso che facciamo di questa energia. Noi
apparteniamo a quella specie che, trovandosi con un nuovo giocattolo tra
le mani, lo può utilizzare per scopi poco nobili oppure per compiere un
salto evolutivo. Se in futuro disponessimo in abbondanza delle fonti
di energia alternative, la domanda sarebbe: le impiegheremmo per rovinare
il nostro pianeta? La fusione nucleare consentirebbe sicuramente di avere
meno anidride carbonica. Se poi tutta questa energia la utilizzeremo
per distruggere le foreste, per abusare ancora di più del pianeta, questo
diventerà un problema. È importante che il salto tecnologico e scientifico
sia accompagnato da un salto evolutivo anche di coscienza. Altrimenti ci
ritroviamo come dei bambini con la rivoltella carica in mano.
Roberta Diamanti - Hai incontrato
difficoltà durante la stesura di questo nuovo libro? Se sì, come sei riuscito
ad andare avanti?
I libri pongono sempre delle grandi
sfide, impossibile non viverle senza affrontare notevoli difficoltà. Ci sono
stati, non lo nascondo, dei momenti in cui avrei preso e buttato tutto nel
cestino, cancellando il file. Tuttavia, credendoci tanto tanto in questa opera,
desidero e ci tengo molto portarla alla luce. Anche se siamo più vicini alla meta, tuttora
affronto, giorno dopo giorno, alcuni combattimenti. L'aiuto dei lettori e di
un gruppo di lettrici, che hanno letto via via alcune parti, è stato un
contributo interessante. Nonostante il lavoro dello scrittore sia uno spazio
solitario, ritengo che il supporto energetico delle persone che gli stanno
intorno sia fondamentale, naturalmente pure il supporto degli amici e della
famiglia. Per me è un libro molto rivoluzionario anche dal punto di vista
personale che mi ha visto introdurre dei cambiamenti nelle abitudini e nel modo
di pensare.
Roberta Diamanti – Durante la scorsa
intervista hai detto che nella tua nuova opera narrativa ci sono tematiche
contemporanee come il terrore di avere società sempre più chiuse, che si
ripiegano in se stesse e il problema ambientale. Secondo te, un libro ci può
salvare da noi stessi e risvegliare le nostre coscienze?
In realtà scrivo proprio per questo,
scrivo perché alla base di tutto ci sia sempre il pensiero e il sentire. Ritengo
che il sentire, in qualsiasi forma d’arte venga espressa (cinema,
letteratura, fotografia, pittura…) contribuisca tantissimo a risvegliare
le coscienze. Ciò è importante soprattutto nelle società più chiuse e con quello
che stiamo vivendo oggi in Europa è palese quanto il dibattito sia acceso.
Proprio oggi ascoltavo una bella intervista ad Alessandro Baricco, il quale
spiegava quanto gli europei siano tanto spaventati in questo periodo dal
pericolo immigrazione e quanto ciò sia umano, sottolineando l’importanza di
ripartire secondo un nuovo punto di vista. Attualmente viviamo un dibattito infervorato
tra società chiuse e società aperte. Lo vediamo negli Stati Uniti dove son
passati da un presidente come Obama ad uno come Trump e anche in Italia con il
cambio di governo appena visto. Considero importante per l'artista, qualora
lo senta, mettersi in gioco sui temi contemporanei. Ad esempio, l’aspetto
ambientale è molto rilevante nelle mie opere e nei miei social (Facebook,
Instagram, Twitter...). Ogni giorno creo dei post che abbiano un legame con l’elemento
naturale. Fin da piccolo sento l'impegno per la protezione della natura,
come fosse una delle cose più importanti della mia vita.
Roberta Diamanti – Secondo te è
importante che lo scrittore provi empatia per i suoi personaggi? In
quest’ultimo libro ti è mai capitato di immedesimarti in uno di loro?
Sono assolutamente congiunto ai miei
personaggi, provo amore, odio, disgusto assieme a loro. Non riesco a scrivere
separandomi dalle loro vicende e da chi sono. Ci sono personaggi di cui sono
innamorato, personaggi da cui mi sono emotivamente distaccato dopo molto
tempo, personaggi dei libri passati che ricordo con amore e commozione… Per
qualcuno di loro provo una grande empatia. Ci sono personaggi che tornano, come
è successo in quest’opera.
Monica Casonato - La volta scorsa ci
hai parlato che uno dei titoli poteva essere “La freccia della vita” e che
l’arco e le frecce potevano essere utilizzati per scoprire altre realtà
parallele a quelle in cui si sta vivendo. Sono concetti della fisica
quantistica molto affascinanti, ce ne parleresti ancora?
Lo strumento che utilizzano alcuni personaggi è
molto semplice. La mia esigenza era quella di tornare a qualcosa di
estremamente primitivo. L’arco e la freccia li utilizziamo da milioni di anni
sebbene, nella storia del libro, ci troviamo in una società magica e
ipertecnologica. Quando introduco nella storia questo vecchio arco di legno,
esso è appoggiato ad una parete, Joel lo vede e lo prende quasi per caso. Non
lo raggiunge dopo un rocambolesco percorso o avvicinandosi ad un altare. É un
oggetto semplice che tutti noi potremmo costruire, creando la corda con fili
d'erba o un ramo trovati in un bosco. Tutti noi potremmo utilizzarlo. Infatti, all’apparenza,
Joel è un ragazzo semplice, tranquillo e all’inizio non emergono in lui particolari
talenti. Attraverso quest’arco, però, riesce a fare qualcosa di incredibile e
grandioso: bucare le bolle temporali passando da una dimensione all’altra,
da una città viva ad una città in rovina; da un mondo distrutto dalle guerre ad
altri mondi caratterizzati da molteplici aspetti diversi. L’arco rappresenta un
percorso di scoperta di tutti i limiti di un essere umano, che non si riesce a
superare nel proprio percorso evolutivo. Vuole essere uno strumento semplice che
simboleggia, in un certo senso, un percorso che tutti noi possiamo fare.
Roberta Diamanti – A quale pubblico è
dedicato il nuovo libro?
Non è un libro dedicato solo ai cultori
del fantasy puro o della fantascienza. Non è un libro cioè troppo elitario, ma
rivolto ad un pubblico adulto. Com’è mia abitudine non ho nascosto nulla di
quelle che sono le vicende umane; esistono la guerra e le battaglie, esistono
delle scene horror e scene esplicite di erotismo perché fanno parte dell’essere
umano, perciò non è mia intenzione celarle in quest’ opera. E c’è amore, tanto
tanto amore. Le emozioni che ho provato scrivendo il libro? Direi tutte,
dallo sconforto alla disperazione, dalla felicità al senso di cambiamento,
dalla frustrazione al desiderio che tutto finisse e andasse avanti.
IL LIBRO É UN UNIVERSO DI EMOZIONI. L’ EMOZIONE PIÙ BELLA È STATA QUELLA DELLA
SCOPERTA E riuscire a trovare in me
quello che non avrei mai immaginato.
Monica Casonato - Dal punto di
vista storico e mitologico l’arco e le frecce hanno accompagnato l’uomo sin dall’antichità
e sembrano essere strumenti per bucare il tempo e varcare una soglia molto
misteriosa. Quando hai scelto l’arciere,
a chi ti sei ispirato tra gli eroi del passato?
Non mi sono ispirato ad un eroe in
particolare. È una di quelle intuizioni uscite semplicemente così.
Probabilmente nelle mie opere vi sono molti riferimenti alla letteratura epica
antica. L’arciere è uscito da solo. A posteriori mi vengono in mente tanti
arcieri della letteratura ma, quando è nato, era come se vibrasse attorno a me
e io l’avessi canalizzato.
Monica
Casonato - Nella cultura orientale l’arco rappresenta non solo uno strumento
di caccia, ma anche un esercizio spirituale. È
così anche nella società arcieri in cui entra Joel?
In questo caso la parte spirituale è fondamentale: l’arco
vibra, l’arco parla, ha dei poteri e tutte queste parti sono collegate
fortemente al sentire della persona. L’arco è la manifestazione dell’anima
del personaggio. Riesce ad agire, a fendere le realtà entrando in risonanza
con l’anima di chi lo utilizza.
Viviana Navarru - Nei personaggi dei tuoi libri
ognuno ha un proprio ruolo, cosa ti ispira la parte che devono svolgere nel
racconto? Il loro nome o la storia evolve pagina dopo pagina?
Non è che il nome influenzi la storia.
Nei personaggi del mio libro sono i comportamenti, il loro sentire, il
loro modo di reagire agli eventi, soprattutto. Nella trilogia abbiamo Lil che
viene colpita da enormi sensi di colpa a causa delle grandi perdite subite. Grazie
alla sua forza riesce a superarli. Spesso noi umani non li superiamo e ci
appiattiamo ad una vita che avrebbe potuto essere diversa.
Monica
Casonato – La freccia scagliata dalla mano dell’arciere non è solo strumento
di morte, ma anche di libertà nella tua storia?
Ci sono delle parti nella storia in cui si definisce
meglio qual è questa eco delle stelle, che cos’ è quest’ energia e da dove
deriva. Ci sono dei punti in cui questi personaggi, quando hanno l’arco in
mano, sentono un collegamento ben preciso: alcuni una voce, un bacio, un
calore, un sentimento d'amore o una sorta d'ispirazione. Questo
collegamento sembra quindi materializzarsi di fronte i loro occhi. È
possibile che derivi dal particolare suono che fa la corda quando la tensione
viene scaricata: la corda spinge la cocca in avanti e la freccia inizia a fendere
l'aria. Ma in questo caso è il passaggio dal suono, all'anima
del personaggio fino alle stelle. Senza questo passaggio spirituale non vi
sarebbe nulla.
Agata Finocchiaro - Non vedo l’ora di
leggere il libro che uscirà a breve! Qual è stata la scintilla che ti ha
ispirato per questo nuovo racconto?
La speranza. La speranza che non sia
troppo tardi, la speranza che possiamo davvero lasciare ai nostri figli un
mondo nel quale potranno vivere in un clima non troppo caldo, dove le coste non
saranno sommerse, dove non si soffocherà, dove non ci saranno problemi
irrisolvibili dovuti alla desertificazione e alle guerre per l’acqua, eccetera.
Io ci credo ancora! Questa mia opera sarà la più contemporanea che ho scritto. Da
un certo punto di vista l’ispirazione mi viene dalla lotta che sta facendo una
parte di popolazione affinché non si vada in una direzione senza ritorno. Il mio
piccolo contributo è quello dello scrittore.
Monica
Casonato - Paulo Coelho in un suo libro scrive: “La freccia è l’intenzione
che abbandona la mano dell’arciere e si dirige verso il bersaglio. Sarà
sfiorata dal vento e insidiata dalla forza di gravità, ma tutto ciò appartiene
al suo cammino: una foglia non cessa di essere tale soltanto perché la tempesta
l’ha strappata dall’albero”. E per Luca Rossi?
È un’interpretazione interessante. Ci sono dei momenti
in cui l’arco e la freccia iniziano a vivere di vita propria e dei momenti in
cui essi sono degli strumenti dipendenti da quella che poi sarà la volontà dei
personaggi di superare le sfide che devono vivere. Coelho parla del vento e della forza di
gravità, nel mio libro ci sono sfide enormi perché i protagonisti devono riuscire
a scoprire come salvare la loro civiltà, come riuscire a capire qual è la via
per non estinguersi. Qual è la via per risultare, alla fine, non un battito di
ciglia in quella che è una scala cosmica molto più ampia. Noi siamo una piuma
in un piccolo mondo, un sole in una piccola parte della galassia. E non
sappiamo quanto all’universo importi di noi; sappiamo, tuttavia che, se ci
giochiamo male le nostre carte, possiamo praticamente venire dimenticati da ciò
che facilmente potrebbe distruggerci. E, allora, la vita chissà quali vie
prenderà su questo nostro pianeta. Ci sono dei passaggi in cui i personaggi
evidenziano il fatto che pensando sempre che tutto andrà bene, non ci saranno
problemi. Non è automatico che i problemi saranno sempre risolvibili. Abbiamo
sfiorato la catastrofe nucleare e abbiamo strumenti sempre più potenti nelle
nostre mani. Se non ci abituiamo ad avere un percorso evolutivo che accompagni
le nostre scoperte scientifiche e tecnologiche, rischiamo grosso. Questo
libro rappresenta una metafora di quello che stiamo vivendo in questo momento
di forte attualità o di follia. Come dei bambini, ci affacciamo in un
percorso sempre più grande e insidioso, rischiando di perdere tutto.
Videointervista pubblicata sulla pagina Facebook “Luca Rossi Author” il 12
settembre 2019.
Trascrizione di Monica Casonato (Nika Lake),
amministratore del gruppo Facebook “Leggere Luca Rossi”.
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