La cicatrice
Nel magazzino, Alessia
appare come folgorata dalla visione del cibo appoggiato sugli
scaffali. Anche Mario si concede un sorriso. La bimba si getta
affamata sulle confezioni di cereali.
Isabella va da Jay e
Gary e inizia a slegarli.
Mario la raggiunge:
“Isabella, cosa vuoi fare?»
«Oh… i nostri due
amici devono raggiungere i loro compagni dall'altra parte della
città. Purtroppo non avranno la possibilità di fermarsi a lungo con
noi.»
«Cosa? Senti, amico,»
interviene Gary, rivolgendosi a Mario, “non lasciarci in mano a
questa stronza. Abbiamo cominciato con il piede sbagliato, ma ora…»
Isabella lo costringe a
tacere, ficcando uno straccio in bocca prima a lui e poi a Jay, che
tenta invano di protestare.
«Possiamo parlarne,
per favore?» chiede Mario.
«Non c'è molto da
discutere.»
«Isabella, insisto!»
«Ok, non qui,»
risponde lei, accennando ad Alessia, il cui viso è ora sprofondato
in un pacchetto di patatine.
Isabella le si
avvicina: «Noi due andiamo un secondo di sopra. Non toccare nulla e
non ti avvicinare a quei due, intesi?»
Alessia annuisce
brevemente, prima di tornare a ingozzarsi.
Salite le scale, Mario
fulmina la moglie: «Sei impazzita? Non vorrai giustiziare due essere
umani?»
«Quei due? Mario, sono
due can-ni-ba-li! Hanno trucidato uno che dormiva con loro per
cibarsene!»
«Non sappiamo com'è
andata e non siamo noi a dover giudicare!»
«E chi? Vuoi portarli
alla polizia?»
«Ovviamente no. Ma è
la nostra umanità che ci distingue dalle macchine! Se iniziamo a
comportarci come loro, allora a cosa serve quello che stiamo
facendo?»
«E cos'è esattamente?
Sopravviviamo! Tutto qui! Non abbiamo amici, alleati. Non sappiamo
dove andare. Non possiamo avvicinarci a un qualsiasi dispositivo
elettronico.! E io con quei due non ci dormo.»
«Isabella, la nostra
umanità è tutto ciò che ci resta!»
«Mario, sono
pericolosi! Al primo passo falso faranno a noi quello che hanno fatto
a quel tipo! E poi, c'è la bambina; vuoi mettere in pericolo anche
lei?»
«Isabella, mi
dispiace. Devi scegliere: o me o la loro morte!»
Isabella alza gli occhi
al cielo: «Ma perché non l'ho fatto prima di venire a prenderti?»
«Forse perché sentivi
che non era giusto!»
Lei gli rivolge uno
sguardo ironico: «No, solo non avevo voglia di dover trasportare due
cadaveri. Sai benissimo che avrei potuto sistemarli in qualsiasi
momento!»
«Allora perché non
l'hai fatto nel vicolo?»
«Speravo che fossero
tanto stupidi da portarmi dove vivevano. E infatti così è andata!»
«Quindi è questo che
facciamo, ora? Adeschiamo gente per strada per scovarne i
nascondigli?»
«Mario, si chiama
sopravvivenza. Cerca di fartene una ragione! Ok, teniamoli
prigionieri, ma al primo gesto non di mio gradimento, per loro è la
fine!»
Isabella si gira e
ridiscende le scale. Gary ne scruta il viso cercando di indovinarne
le intenzioni. La donna si guarda intorno: Alessia non c'è!
Dei rumori provenienti
dal cucinino richiamano la sua attenzione. Istintivamente, prende la
mano di suo marito: «Oh mio Dio!»
Corrono dalla bambina,
che, vedendoli entrare con tanta foga, alza gli occhi stupita.
Labbra, guance e mento sono sporchi di sangue; le mani rosse
stringono un pezzo di carne. Dopo qualche attimo, riprende a
masticare. Mario, sopraffatto dalla nausea, è costretto a uscire.
Isabella,
cercando di contenere il senso di ribrezzo, si avvicina alla
fanciulla: «No,
no… aspetta. Ora proviamo a cucinare qualcosa di più buono.
Vieni,»
le dice gentilmente. La conduce sul lavandino e l'aiuta a lavarsi
mani e viso. Tenendole i capelli perché non se li bagni, si accorge
della ben nota cicatrice alla base della nuca.
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