Da settembre a dicembre ho scritto il mio primo libro di fantascienza, Energie della Galassia. È stato un periodo intenso, in cui mi sono sentito carico di energie positive e voglia da fare.
Negli stessi mesi la crisi intorno a me sembra essersi fortemente aggravata. Quello che più mi ha stupito sono state le parole della gente: al bar, con gli amici, con gli ex-colleghi. Mi hanno sorpreso non tanto le questioni inerenti i dati economici, la politica e altro, quanto la sensazioni che molti mi hanno trasmesso: voglia di lasciar perdere, pessimismo, desiderio di trovarsi da un'altra parte, magari all'estero.
Come molti mi son detto: "Passerà!". E ho continuato a ripetermelo, giorno dopo giorno, mentre la mia Torino mi sembrava sempre più stanca, abbacchiata, meno reattiva.
Dopo una breve parentesi all'estero, qualche giorno fa, tornando a casa, mi sono sentito svuotato. Ero come Saira in uno dei suoi momenti di angoscia. Più l'automobile macinava chilometri, più si avvicinava alla tangenziale torinese, e più le energie vitali sembravano lasciarmi.
A sera ho parlato poco. Ai sorrisi delle persone intorno a me ho risposto in maniera forzata,
Ancora ieri faticavo a reagire. Ho aperto il sito de La Stampa. Le notizie politiche, con le nuove alleanze elettorali tra coloro che negli ultimi decenni hanno fatto del loro meglio per rovinare il paese, mi hanno disgustato.
Cosa c'è di sbagliato? Sono io o è quello che mi sta attorno? Cosa sta cambiando? È l'essere proiettato su altri mondi, l'immaginare storie e avventure, che mi fa sentire questo luogo ormai stretto? Oppure vorrei solo disperatamente vedere intorno a me un po' di ottimismo?
Oggi ho ripreso le mie attività. Sono nuovamente immerso nei miei progetti, carico di idee. Voglio ancora credere che tutto intorno a me prenderà una piega diversa. Ma non so fino a quando riuscirò ad autoconvincermi.
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