martedì 23 ottobre 2012

Il Regno di Turlis

Ho concluso il mio primo racconto fantasy. È stata un'avventura bellissima e già rimpiango le lunghe ore in cui mi immergevo con la fantasia nel magico regno di Turlis.

Qualcuno mi ha suggerito di farne la base per un romanzo o qualcosa di più. Non so se seguirò questa strada o se continuerò a lasciare che la mia fantasia proceda nelle direzioni più disparate.

Certo, il racconto apre strade che sarebbe appassionante seguire e pone interrogativi ai quali sarebbe avvincente dar risposta.

Per ora pubblico il primo paragrafo. A breve, dopo un editing un po' più approfondito, pubblicherò l'intero racconto, da solo o all'interno del volume unico Energie della Galassia, di prossima uscita.

Vampiri, amore, mutanti, sesso, carceri, ingiustizia, banche e economia questa volta lasciano spazio alla magia e all'ignoto.

Buona lettura!

Sinossi
Il vicino, la moglie e i vigili urbani tormentano la vita di Gio' e lo spingono a cercare rifugio in una villetta isolata, dove la proprietaria è dotata di insospettabili poteri. Gio' si trova catapultato in un altro mondo, dominato dalla magia, dove le figure della sua vita ricompaiono e lo costringono a cercare l'identità di ognuno di loro.

Il Regno di Turlis

“Gio', tesoro, il pranzo è quasi pronto. Preparati! Non voglio che quando metto i piatti caldi in tavola poi ti fermi ancora a giocare col telefonino!”
Anna è a fornelli. I pantaloni bianchi le cadono ampi e morbidi lungo le gambe. Indossa una canottiera. È un bellissimo sabato d'estate.
Io sono intento per l'ennesima volta a scrutare con sguardo torvo la viabilità del territorio sul navigatore.
Se solo trovassi il modo di passare dal vialetto, eviterei di allungare ogni volta di sette chilometri.
Mia moglie Anna e io viviamo in una bella villetta nel precollina. La nostra abitazione è separata da quella del vicino, Costantino Valenti, da un vialetto pedonale. Il breve tratto è chiuso a valle da un muretto alto circa trenta centimetri, oltre il quale si distende un prato. Il verde arriva fino alla statale, che dista dalle nostre case non più di centocinquanta metri.
La pigrizia del costruttore e le beghe dei regolamenti comunali non hanno reso possibile la realizzazione di un collegamento diretto con la statale. Occorre invece percorrere una stradina che si snoda per chilometri tra decine di abitazioni come la nostra, immerse nel verde dei boschi.
Valenti è anziano, non si muove mai da casa e a lui naturalmente non interessa poter raggiungere velocemente il centro. Anna e io invece andiamo al lavoro, al cinema, al ristorante e dagli amici. Ogni volta dobbiamo fare il giro dei colli prima di arrivare a casa.
I vicini di casa possono davvero essere insopportabili. Il nostro in effetti lo è.
Basta. Questa storia deve finire!
“Amore, vado a controllare se ho chiuso l'autorimessa. Ho paura di averla lasciata aperta,” dico a Anna. Esco rapidamente, risparmiandomi le proteste in arrivo.
Nel casottino degli attrezzi prendo sottobraccio un asse da cantiere e lo porto nel vialetto. Ne appoggio un'estremità alla sommità del muretto e l'altra più in basso.
Finalmente! Ora vedrà se riuscirà a fermarmi!
Mi affretto in garage, inforco la sella alla mia Honda Cr 250 e accelero sul vialetto. L'asse regge senza problemi il peso della moto e in un batter d'occhio supero il prato e sono sulla statale.
Whow! Giro dei sette colli risparmiato.
Mentre passavo davanti alla casa di Valenti, mi è sembrato di vedere la tendina della finestra scostarsi leggermente. Sarà solo paranoia? Ormai me lo sogno persino di notte!
Non penso che Anna sia entusiasta della mia piccola escursione. Il giornalaio dista appena cinquanta metri. Decido di andarle a comprare l'ultimo numero di Glamour. La mia gentilezza dovrebbe mitigare la sua probabile ira.
Mi esalto all'idea di andare e tornare dal giornalaio senza dovermi sorbire chilometri di strada inutile.
Una volante dei vigili urbani percorre la corsia opposta alla mia! No, non è possibile! Magari hanno altro da fare e mi lasceranno stare.
Ecco, appunto! Accendono gli abbaglianti e si fermano al centro della strada con la freccia inserita. Si apprestano a svoltare a U per raggiungermi. E io sono su una Honda elaborata senza casco.
Ok, proviamo a fingere di non essermi accorto di loro! Posso proseguire la marcia e alla prima stradina svolterò a destra. Poi raggiungerò i boschi e li seminerò. Non mi va proprio di prendermi una multa per la mia piccola escursione. Tanto non possono avermi preso la targa con tutto il fango raccolto nel mattino che ancora copre la moto!
In ogni caso decido di non accelerare troppo. Almeno, se mi dovessero fermarmi, eviterei la multa per eccesso di velocità.
Ho quasi raggiunto la fine del muro di cinta della prima villa. Oltre c'è il bosco.
La sirena! E che cavolo! Sto solo guidando senza casco! Non sono mica un delinquente!
Il gioco è finito. Decido di fermarmi. Non sarà qualche decina di euro di multa che mi manderà in rovina.
La Punto dei vigili si avvicina, sirene spiegate e lampeggianti accessi.
Qualcosa non va. Il vigile dal lato passeggero estrae la pistola. La pistola? È la prima volta in vita mia che vedo un vigile urbano estrarre l'arma dalla fondina.
La vettura si avvicina. La pistola del vigile è puntata verso l'alto. Poi, a un tratto, l'abbassa, nella mia direzione!
Non rimango a guardare oltre. Do gas e mi dileguo nei boschi.

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