Mentre guido tra gli
alberi mi accorgo che il mio corpo è scosso da tremiti. Ho paura e
sono preoccupato.
Ero a capo scoperto! Il
pensiero che i vigili mi abbiano riconosciuto riconosciuto mi
terrorizza. Però non si sono avvicinati a sufficienza! E poi non
prendo una multa da dieci anni e di Honda come la mia è piena la
città. Mi fermo per controllare la targa. È sufficientemente
infangata, non possono averne letto le lettere.
Anna! La cena!
La smetto di perdermi
in pensieri inutili e mi concentro sul tragitto. Conosco questi
boschi a memoria. Riesco a evitare statale e altre strade
frequentate. Attraverso solo boschi e prati. Procedo con molta
circospezione.
Quando sono a appena
centocinquanta metri da casa mia noto qualcosa di strano.
Valenti! È
proprio lui, davanti al portone di casa. Parla con i
vigili! La loro Punto è
parcheggiata poco più in là, portiere aperte e lampeggianti
accessi.
Ma perché mi stavano inseguendo? Possono
aver scambiato la mia Honda con quella di qualche zingaro ricercato
per i furti nelle villette della zona. Magari Valenti si sta solo
lamentando del mio attraversamento illegale del vialetto pedonale con
la moto. Ai Vigili non dovrebbe importare più di tanto.
Uno dei due vigili
guarda nella mia direzione. Sono fermo al limite del bosco, riparato
da alcuni alberi. Forse ha sentito il rumore del motore quando mi
sono avvicinato. Spengo il motore. Il vigile torna a parlare con
Valenti.
Accendo il motore e
punto la moto nella direzione da cui sono venuto. Lentamente mi
dileguo nei boschi.
Se solo potessi chiamare Anna! Perché non ho
preso con me il telefono?
Guido tranquillo per
qualche minuto. Questa volta non ho idea di dove andare. Penso che
potrei tornare a casa tra qualche ora. I vigili se ne saranno andati
a cercare gli zingari da qualche altra parte. Anna sarà infuriata.
Ma tutta questa storia almeno sarà finita.
Una, due, tre, quattro sirene della polizia!
E, sopra di me, il rumore delle pale di un elicottero.
Non è possibile! Ma
cosa sta succedendo?
Se mi stanno
cercando con l'elicottero non avranno difficoltà a rilevare il
movimento della moto attraverso il fogliame degli alberi. Devo
studiare come uscirne, velocemente.
Se mi consegno, cosa
rischio? Al massimo una multa per guida su due ruote senza casco e
occultamento della targa. A questo punto la cosa migliore è porre
fine a tutta questa storia.
Mi dirigo verso il
rumore delle sirene delle volanti. Sono quasi allo scoperto quando
qualcosa dentro di me mi dissuade. Nella mia mente rivedo quella
pistola puntata verso di me. Non ce la faccio a continuare.
Quando siamo in preda
al panico spesso commettiamo delle solenni stupidaggini. So che anche
quello che sto per fare ne fa parte. Arresto la moto, la lascio a
terra, la copro di foglie e continuo a piedi.
Dopo qualche minuto a
piedi raggiungo una villetta, immersa nel bosco. Decido di chiedere
aiuto. Non sono un delinquente, ma uno stimato professionista. Posso
dire di essermi preso una storta nel bosco e di aver bisogno di
aiuto. Mi fermerò nella casa giusto il tempo che elicottero e
volanti della polizia proseguano le loro ricerche altrove.
Suono il campanello.
Nessuna risposta.
Ancora.
Non sento nulla.
Un'ultima volta.
Niente.
Sto per andarmene
quando sento il rumore delle pale dell'elicottero. Sembra avvicinarsi
proprio nella mia direzione. Decido di suonare ancora, ma mi accorgo
che la porta di ingresso è socchiusa. Forse da dentro non sentono il
campanello.
“C'è nessuno?”
chiedo a voce non troppo alta.
L'elicottero sembra
avvicinarsi ancora.
Scavalco il
cancelletto. Mentre mi avvicino alla casa continuo a annunciare la
mia presenza: “Scusate, avrei bisogno di aiuto.”
Entro.
“Chiedo scusa. Ero
nel bosco a mi sono fatto male al piede. Avrei bisogno di cure
mediche.”
Nel casa tutto tace.
“Scusatemi, questa
non è un intrusione. Avrei un piccolo problema. Qualcuno può darmi
una mano?”
Il rumore
dell'elicottero si fa più forte. La porta dietro di me è ancora
aperta. Decido di chiuderla, per evitare che dall'elicottero si possa
notare qualcosa di strano.
Appena in tempo!
Appena chiusa la porta il rumore dell'elicottero sembra provenire
esattamente da sopra la villetta.
Mi allontano dall'uscio
e raggiungo il soggiorno. Lo stile è un po' vecchiotto. I mobili
sono in legno povero, scuro. Il soggiorno ha le finestre su due lati,
sul terzo si apre sulla cucina a vista e sul quarto lato c'è un
grosso mobile che funge un po' da dispensa e un po' da libreria. Più
in là c'è un enorme orologio a pendolo, proprio prima delle
finestre.
Vado in direzione
dell'orologio, scosto di qualche centimetro una tendina e osservo il
movimento dell'elicottero. Sembra allontanarsi. Finalmente!
Ora, ragiona! In
casa non dovrebbe esserci nessuno. I proprietari avranno solo
dimenticato la porta socchiusa quando sono usciti. La cosa migliore è
starmene qui dentro ancora qualche minuto per essere sicuro che
elicottero e polizia si siano allontanati. Poi uscirò. Ora che il
pericolo sembra allontanarsi preferirei evitare che i proprietari
della casa mi trovino qui al loro ritorno. Un'accusa per violazione
di domicilio non sarebbe la cosa migliore per un avvocato.
Il pranzo!
Anna sarà fuori di sé dalla rabbia.
Se non mi fossi
dimenticato il cellulare!
Click, clack. Sento
aprirsi la porta di ingresso. Mi nascondo dietro il grosso pendolo.
“Don't hide yourself in regret
Just love yourself and you're set
I'm on the right track, baby
I was born this way, born this way.”
È una bella voce
femminile a cantare. Deve avere numerose borse con sé, perché
impiega diversi giri a trasportare tutto dentro casa, prima di
richiudersi la porta alle spalle.
Poi entra nel
soggiorno, per fortuna dalla parte della cucina. Mi sporgo appena
appena oltre l'angolo del pendolo per cercare di capire di chi si
tratti.
È una ragazza, capelli
bruni, non molto alta. Veste pantaloni tuta color prugna, le
Converse, e una canottiera verdognola. Sembra un po' robusta. Ha le
lentiggini. Al braccio ha un iPod fissato con un cinturino. Ha ancora
agli auricolari alle orecchie. Con la mano regge numerosi sacchi
della spesa.
“Don't be a drag, just be a queen
Don't be a drag, just be a queen
Don't be a drag, just be a queen
Don't be”
Ok, se ha gli auricolari, non mi sentirà
mentre cerco di uscire. Ricordo
che Anna, appena porta la spesa in casa, subito inizia a riporre gli
acquisti in frigo, nel freezer e in dispensa. Effettivamente anche
questa ragazza appoggia i sacchetti sul tavolo della cucina e inizia
a fare lo stesso. Il problema è che è molto rapida. Mette le mani
nella borsa, si gira verso la dispensa e subito si volta di nuovo a
prendere qualcos'altro.
Finalmente si ferma a
cercare qualcosa nel frigorifero. Mi sembra il momento giusto. Sto
per lasciare il mio nascondiglio quando lei si gira nuovamente.
Mi appoggio con le
spalle al muro. Quando sono uscito allo scoperto mi è sembrata
alzare gli occhi nella mia direzione, ma poi ha preso un altro
acquisto dalla borsa e ha continuato la sua occupazione.
Non può avermi visto!
“No matter gay, straight or bi
Lesbian, transgendered life
I'm on the right track, baby
I was born to survive”
Mi sforzo ancora di
ragionare. Se mi faccio vedere, probabilmente si spaventa e non ho
idea di come farei a gestire a la situazione. Potrei aspettare che
finisca di riporre la spesa. Quando andrà in camera sua a cambiarsi,
uscirò di casa senza farmi notare.
Osservo le finestre. Mi
sembrano del tipo che quando si aprono fanno troppo rumore. Devo per
forza uscire da dove sono entrato.
DON, DON, DON. I tre
rintocchi del pendolo fanno breccia nel mio stato di tensione e mi
fanno sobbalzare. Con la mano colpisco pesantemente la parete del
grosso orologio. Il canto si arresta.
Deve avermi sentito nonostante musica nelle
orecchie. Ho fatto troppo casino!
Rimango immobile nella
mia posizione, trattenendo il respiro.
Con passi circospetti
la ragazza sembra allontanarsi dal soggiorno.
Se chiama la polizia, questa volta sono
fregato! Decido che la cosa
migliore sia non aspettare ancora e fuggire . Se anche si accorgesse
di me, sono un uomo e sono sicuramente più forte e veloce. Una donna
non avrà voglia né di bloccarmi né tanto meno di inseguirmi.
Quando indagheranno si metteranno sicuramente a seguire le solite
bande di topi di appartamento.
In ogni caso, se ancora
non si è accorta di me è meglio che non lo faccia adesso, quindi
esco dal mio nascondiglio dietro il pendolo in punta di piedi
cercando di fare meno rumore possibile.
Cammino davanti alla
libreria. Dove il soggiorno si apre sull'atrio dell'ingresso mi
fermo.
Mi sporgo appena per
dare un'occhiata.
Lei è lì, immobile,
al centro dell'atrio, con lo sguardo fisso nella mia direzione.
Leggi gli altri capitoli de "Il Regno di Turlis"
Capitolo 1
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un racconto d'amore, sesso, sottomissione e passione in un mondo governato dalla fantastica Regina vampiro Vril
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