Sangue
Isabella prende il capo di Alessia tra le mani, la destra sul mento, la sinistra sulla nuca. Chiude gli occhi. Mi dispiace, piccola. Tentenna. Sa di dover spegnere anche quella vita. Eppure, il calore di quella testina indifesa stretta tra dita e palmi…
«Isabella, cosa stai facendo?» La voce di Mario la risveglia dall'incubo. Si inginocchia, chiama a sé l'ignara bimba, l'abbraccia.
Si alza in piedi e affronta lo sguardo furente del marito. «Ha la cicatrice!» cerca di giustificarsi.
«Come noi!»
«DataCom potrebbe arrivare da un momento all'altro!»
«I nanochip controllano l'individuo. Non comunicano all'esterno.»
«Quelli che avevamo noi. E se il suo fosse diverso?»
Mario si avvicina ad Alessia: «Sai cos'è quella cosa hai nella testa?»
Alessia fa segno di no.
«Ricordi quando te l'hanno messa?»
La bimba annuisce. Racconta di uomini vestiti di bianco che, qualche settimana prima, mentre cercava da mangiare in un vicolo, l'hanno presa, facendole subito perdere conoscenza. Si è risvegliata di notte, sola, con la cicatrice e un leggero mal di testa.
«È uno dei progetti su cui stavamo lavorando quando ero in DataCom,» spiega Mario. «L'obiettivo era infiltrare delle talpe tra i ribelli. Il nanochip non interviene quasi sull'ospite, in modo da non destare sospetti, ma lo induce di tanto in tanto a riferire su alcune anomalie. Non avevo però ancora finito di scrivere il software, devono averlo fatto loro.»
«Ok, possiamo toglierlo?»
«Sì.»
Rassicurandola, Mario aiuta la bimba a stendersi su un materasso. Isabella va da Gary, gli toglie lo straccio dalla bocca e gli chiede se nel magazzino ci sia un coltellino affilato.
«Devi ascoltarmi. Te lo dico, ma…»
Isabella lo colpisce duramente al volto. Gary, naso e labbro sanguinanti, risponde: «Nella scatola grigia sullo scaffale in fondo. Però, asc…» Isabella lo zittisce con lo straccio.
Mario tiene ferma la bambina. Isabella le incide il collo ed estrae il nanochip con una pinzetta.
Marito e moglie si guardano stupiti. «Ne hai mai visto uno di questo tipo?» chiede lei.
Mario scuote la testa.
I filamenti del nanochip mutano continuamente tonalità di argento. Dai rami principali si dirama una miriade di fili secondari. L'intero cespuglio si libra in aria, come animato.
Alessia tossisce. Isabella le medica la ferita e la tira su a sedere. È pallida. Continua a tossire. Gli occhi sono segnati di rosso. Dalle palpebre fuoriescono delle gocce di sangue.
Mario e Isabella la guardano impietriti.
«Mario, cosa facciamo?»
Lui scuote la testa. «Non lo so, non ho mai visto una simile reazione.»
La bimba tossisce senza sosta. Oltre all'aria espelle dai polmoni sangue, che inonda il viso di Isabella.
«Oh mio Dio! Non resisterà ancora a lungo. Quand'eri in DataCom…?»
«No, no… L'hardware su cui facevamo i test era il solito.»
La pelle della bimba, ormai completamente bianca, inizia a macchiarsi di viola. Dal naso e dalle palpebre il sangue cola come da una ferita aperta.
Gary e Jay mugugnano come indemoniati. Sbattono i piedi per terra e la testa contro la colonna.
Isabella fa stendere Alessia. Mario va dai due e consente a Gary di parlare: «È il nanochip. Non dovevate toglierlo. Steve dice che quelli nuovi sono diversi. Non si può estrarli, ma possono essere usati.»
«Ok, ok, ma ora, cosa facciamo con lei?»
«Non c'è più niente da fare, amico.»
«E se glielo rimettessimo?»
Gary scuote la testa. «Mi dispiace. Ho cercato di avvertirvi.»
«Mario!» urla Isabella.
Mario accorre. Il sangue è ovunque. Alessia non riesce più a respirare. Alza le braccia, come volesse prendere l'aria con le mani. Spalanca bocca e occhi. Pianta le unghie sul braccio di Isabella. Sembra voglia urlare, ma non emette alcun suono. Di schianto, si affloscia tra le braccia di Isabella, che sferza l'aria con un urlo disperato.
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