Il dolore di Mario
Sono vivo! Mario si osserva le mani, quasi
potessero scomparire da un momento all'altro. E libero! Si
guarda intorno. È consapevole del luogo in cui si trova. Sa che
probabilmente non riuscirà a fuggire. Ma non è questo che
importa, ora.
Posso pensare… E
subito si ricorda di lei, sua moglie: fino a quel momento non
ha ancora avuto veramente la possibilità di soffrire.
Quando Isabella rivelò
la propria identità di infiltrata DataCom, lui era ancora sotto
l'effetto delle droghe che gli avevano somministrato. E dal momento
in cui aveva subito l'innesto del nanochip, Isabella, per lui, non
rappresentava più nulla.
Ora invece è come se
quel dolore esplodesse tutto assieme. Sua moglie, Isabella… perché?
Vorrebbe gridare e battere i pugni, e sfondare le pareti
dell'ufficio dove si trova a forza di colpi. Come può aver
recitato tutti questi anni?
La triste e ovvia
verità si fa strada nella sua mente: il nanochip. Sua moglie
era un'attrice tanto perfetta perché sotto il controllo di un
congegno cerebrale. Si chiede se mai ci sia stato in lei un gesto
puro, spontaneo, sincero, intimo.
La mia vita… tutta
una finzione! Il suo matrimonio non è stato che una sceneggiata
utile affinché altri potessero controllarlo, ancora più da vicino.
Persino al lavoro, credeva di scrivere algoritmi per le intelligenze
artificiali di un videogame, e invece stava creando un codice che
sarebbe stato utilizzato per sterminare la razza umana. E sempre,
dietro tutto questo, DataCom!
Mario getta uno sguardo
alla porta chiusa del laboratorio, aspettandosi che, da un momento
all'altro, qualcuno possa entrare. Da un pannello posto nella parte
bassa del muro s’introduce un piccolo robot, che inizia la propria
opera di pulizia e igienizzazione di pavimento e pareti. Mario ne
osserva distrattamente i movimenti.
Cosa posso fare? Il
canale di comunicazione attraverso il quale quella squilibrata l'ha
chiamato è stato improvvisamente chiuso da remoto. Chi era quella
donna? E com’è arrivata fino a un nanochip DataCom? Come ha
potuto superare firewall e difese virtualmente impenetrabili? Che sia
tutto una finzione? Che DataCom mi stia in realtà mettendo alla
prova? Eppure, questi sono i miei pensieri! Non potrei mai formulare
questo genere di idee se il nanochip fosse ancora in funzione.
La pulizia del
pavimento è completa. Il robot inizia a risalire la parete. Si ferma
all'altezza del capo di Mario. Il piccolo display lampeggia. Dei
caratteri neri scorrono sullo sfondo verde. Mario, incuriosito, si
avvicina a leggere: «Devi eludere i controlli DataCom».
Mario sgrana gli occhi.
«Parla a bassa
voce».
«Cosa sei?» sussurra
Mario.
«Sono l'opzione
B. A Isabella erano state date tutte le indicazioni per la tua
salvezza. Ma qualcosa non deve aver funzionato. Siamo dovuti
intervenire noi. Dobbiamo assicurarci che DataCom non si accorga che
non sei più sotto l'influenza del nanochip».
«Ma voi… chi siete?»
«Avremo modo di
spiegartelo, ma ora non c’è tempo. Già da qualche minuto il tuo
nanochip non invia feedback sulla tua attività cerebrale. Tra poco
scatterà un controllo automatico».
Mario riflette
velocemente: comunque non ho alternative…
«Ok, cosa devo fare?»
«Dobbiamo
installare un secondo nanochip. Quello DataCom ti darà i soliti
input. Sarai consapevole di ciò che ti viene indicato e agirai di
conseguenza, fingendo di seguire le direttive. Il secondo nanochip ti
renderà libero di elaborare i tuoi pensieri».
«Ma… è sicuro?»
«Forse avrai qualche
leggero mal di testa».
Dopo un attimo di
riflessione, Mario accetta: «Ok, procediamo.»
«Girati».
Obbedisce. Con la coda
dell'occhio, segue il piccolo braccio robotico dell'igienizzatore che
esce dalla corazza metallica e si avvicina alla base della sua nuca.
Poi avverte il bruciore provocato da una puntura estremamente
dolorosa.
Le
direttive DataCom riprendono a fluire nei suoi pensieri.
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