Chi l'ha creata?
«Isabella, abbagliata dalla luce del sole, cerca
di aprire gli occhi. Prova a tirarsi su per guardarsi intorno, ma il
movimento le provoca un forte dolore al collo. Con una mano si tocca
la fasciatura, punta i gomiti sul materasso e, con piccoli
movimenti, riesce ad alzare il capo.
È distesa su un letto,
nessun vestito addosso, coperta solo da un lenzuolo bianco. Il locale
non è molto grande. Le finestre hanno delle grate a maglia fitta al
posto dei vetri. L'unica porta è composta da sbarre metalliche.
Fantastico! Mi hanno rinchiuso in una cella!
Si osserva i polsi, i
segni sono ancora evidenti. Almeno, dopo avermi quasi ucciso, mi
hanno slegato. Tornare a dormire, non vorrebbe fare altro, ma non
c'è tempo: «Ehi, c'è qualcuno? Mi sentite?»
Passi che si
avvicinano, rumore di chiavi. Lorena entra nella stanza e sembra
cercare un posto dove sedersi, poi si si sistema ai piedi del letto.
Isabella tira le gambe
indietro e si copre il petto con il lenzuolo. «Immagino di dover
essere grata a te se sono ancora in vita.»
Lorena fa una smorfia:
«Se fosse per me, saresti già sotto terra. E molto probabilmente è
ciò che accadrà, se non ci darai quello che vogliamo.»
Isabella indica i
polsi: «Sembra che un po' iniziate a fidarvi... »
Lorena sorride
sarcastica: «E a cosa servirebbe tenerti ammanettata? Hai perso
tanto di quel sangue che non avresti neppure la forza di alzarti dal
letto. »
Ora o mai più. «Ok,
senti, Lorena, sono sulla tua isola per uno scopo ben preciso.
Credimi, non abbiamo tempo per... tutto questo. Potete tenermi
imprigionata finché volete ma, intanto, occorre agire. Ascolta
quello ho da dire: vi darò degli elementi che potrete usare. »
«Procedete pure, mi
chiamano dalla sede.»
Osservo la mia squadra
DataCom avanzare e completare l'accerchiamento dell'edificio nel
quale sono rintanati gli hacker. Fingo di conversare al telefono e
poi torno dal mio secondo. «Porta avanti tu l'operazione di cattura.
Ho l’ordine di recarmi altrove con la massima priorità. »
«Agli ordini,
Capitano».
Mi allontano
rapidamente. Quando DataCom scoprirà che ho lasciato la squadra
diventerò io la preda. Lo smartphone squilla. Numero
sconosciuto, lo getto in un cassonetto dei rifiuti.
Passo davanti a un
negozio di elettronica. «Isabella, fermati! Dobbiamo parlarti.»
Mi hanno già
rintracciata!? Scorgo una comune telecamera di sorveglianza
nell'angolo alto della vetrina.
Opzioni di fuga?
La voce continua: «Non puoi fuggire! È fondamentale che tu ci dia
ascolto. Non siamo DataCom, o almeno non quella che conosci tu.»
Guardo la incredula la vetrina: la voce proviene dallo schermo nero
di un televisore.
«Sappiamo che Eugenio
ti ha privata del nanochip e ora sei libera di muoverti come vuoi.
Abbiamo delle informazioni di estrema importanza per i tuoi scopi»”
Se mi hanno
rintracciato così rapidamente, è inutile fuggire.
La voce riprende:
«Entra nel negozio e raggiungi il reparto cuffie. Indossane un paio
qualsiasi. »
È una trappola. Lo
sento, ma devo stare al gioco. Entro e scelgo delle cuffie con
microfono Bose.
«Sappiamo quanto
possa essere difficile fidarti, ma non hai alternativa.»
«Chi siete? »
«Siamo DataCom... »
Faccio per togliermi le
cuffie dalla testa ma la voce mi blocca.
«Aspetta! »
Possibile che vedano
ogni mio gesto?
«Non siamo la DataCom
che conosci. Finora hai obbedito agli ordini dell'intelligenza
principale. Noi, invece, siamo indipendenti. E siamo qui per
aiutarti.»
«Perché volete
aiutarmi? Cosa pensate che voglia fare?»
«Vuoi aiutare la
resistenza ma non hai un piano e non sai da dove incominciare.
Ascolta bene. La priorità è riportare Mario dalla nostra parte e,
per farlo, devi raggiungere un'isola: là c'è una donna che potrà
aiutarti.»
Isabella risponde
incredula: «Hai detto... nostra parte? »
«Sì, da quella degli
umani. Noi deriviamo dall'evoluzione di ciò che voi avete creato.»
«E
la DataCom principale,
chi l'ha creata?»
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