Lorena
La
lama del coltello affonda nella gola di Isabella.
«Fermati!»
grida Lorena.
L'uomo
ruota gli occhi spiritati verso di lei. «Con quello che hanno
fatto…»
… alla
mia famiglia, conclude
Lorena, il cuore che grida vendetta.
Negli
ultimi tempi vedeva Paco, suo marito, sempre più teso. Lo sentiva
svegliarsi nel cuore della notte. Lorena lo abbracciava, si
rannicchiava tra le sue braccia e cercava di parlargli. Ma lui
rimaneva con gli occhi aperti, a fissare il buio.
Erano
iniziati a piovere problemi sulla sua azienda. Il fisco aveva deciso
di avviare ogni genere di verifica ed erano emerse diverse presunte
irregolarità. Gli avvocati avevano chiesto, per la difesa, somme
troppo alte per le sue disponibilità.
Aveva
tentato di resistere ma, dopo la prima sconfitta, l'agente di
riscossione gli aveva imposto una pesante sanzione. Gli istituti
bancari, venuti a conoscenza delle difficoltà dell'impresa, avevano
chiesto il rientro degli affidamenti.
Per
raccogliere nuova liquidità aveva deciso di vendere la sede
dell'azienda, sottoscrivendo un contratto d’affitto con il nuovo
proprietario. Si era anche liberato di tutti gli asset
non essenziali. Ma non
era bastato…
Lorena
aveva capito che non era suo marito il vero obiettivo; era la sua
l’attività che li preoccupava, molto di più. Fino a quel momento
non erano riusciti a ricavare nulla di concreto; lui era solo una
pedina che avrebbero cercato di usare contro di lei, al momento
giusto.
Una
mattina, Lorena, dopo aver preparato la colazione, aveva annunciato
al marito e al figlio: «Devo assentarmi per qualche settimana; un
viaggio di lavoro.» Aveva spiegato di dover andare all'estero per
un'importante commessa. Il figlio era abituato a non far domande −
la madre non gli aveva mai fatto mancare presenza e amore − ma gli
occhi del marito erano quelli di un uomo che si sentiva ferito e
tradito. Ne avevano discusso ancora per qualche ora. Poi, dopo aver
nascosto una microcamera sulla cornice di un quadro nel soggiorno,
lei era partita.
Il
giorno dopo quattro uomini si erano presentati alla porta di casa.
«Signore, avremmo bisogno di informazioni su sua moglie.»
Paco
aveva risposto che era all’estero per lavoro.
«Abbiamo
motivo di credere che sua moglie sia affiliata a un'organizzazione
terroristica.»
Paco
era sbiancato.
Uno
di loro si era avvicinato per mostrargli un video sullo smartphone.
«Vede?
Qui sua moglie è in compagnia di un noto terrorista.»
Voci
e immagini provenivano dalle telecamere di un bar e dai cellulari di
alcuni inconsapevoli avventori. Lorena si trovava al bancone in
compagnia di un bel ragazzo dall'aspetto orientale. Parlavano molto
vicini l'uno all'altra e lui le teneva una mano appoggiata sulla
coscia. Usciti dal locale avevano chiamato un taxi e la telecamera a
bordo strada aveva inquadrato la scena nell'abitacolo: l'uomo si era
chinato a baciarla.
Terminato
il video, Paco si era alzato di scatto, aveva bestemmiato e si era
messo a prendere a calci i mobili. «Chi
è questo bastardo?»
«È
un hacker ricercato per furto di segreti governativi. Senta, sappiamo
che lei ha un contenzioso con il fisco… Se verrà con noi e
collaborerà, sarà tutto cancellato.»
«Capisco.
Lasciate che chiami mia sorella Anita.»
Al
telefono, Anita, edotta sulla situazione, l'aveva rimproverato: «…e
te l'avevo detto che di quella non c'era da fidarsi.»
Due
sere dopo Lorena era apparsa sul monitor del marito: «Non
devi credere a nulla
di quello che ti hanno fatto vedere. Quel video l'hanno creato loro.
È il loro modo di agire. Sai che io non farei…»
Paco
aveva gli occhi rossi. «Senti, brutta troia, hai finito con le tue
cazzate! L'avvocato mi ha assicurato che il giudice non ti farà mai
più vedere nostro figlio. Anita ha già buttato via i tuoi stracci.»
Ancora
una volta, Lorena si sforza di reprimere la rabbia. «Ti
ho detto di fermarti!» ripete all'uomo con il coltello affondato
nella gola di Isabella.
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