Intelligenze secondarie
«È
lunga da spiegare...»
dice Isabella all'uomo con il fucile puntato alla sua schiena.
«Peccato,
perché non ho molto tempo per star qui ad ascoltarti!»
risponde lui, sferrandole il calcio del fucile sulla nuca.
Isabella
si sveglia legata a una sedia, inzuppata da capo a piedi; un uomo,
alla sua destra, ha un secchio in mano.
«Bene,
la principessina è tornata tra noi. Non ti preoccupare, da queste
parti non ci si ammala per un po' d'acqua. Ora ci vuoi dire come sei
arrivata qui?»
Isabella
alza gli occhi. La vista è offuscata. Il dolore alla testa è
insopportabile. La voce dell'uomo con il secchio le sembra la stessa
di prima. È alto e muscoloso, capelli scuri.
«Bambolina,
parli o dobbiamo iniziare a sporcarci le mani?» Interviene una donna
di fronte a lei. Isabella cerca di metterla a fuoco. Ha la carnagione
scura, i capelli neri, legati.
«Come
stavo cercando di dire al tuo amico» inizia a spiegare Isabella,
ogni parola una fitta di dolore, «c'è
molto che dovete sapere...»
«E
qui ti sbagli, brutta troia. Noi, invece, sappiamo già troppo di te.
E siamo decisamente incazzati» la interrompe un secondo uomo, basso,
tarchiato e con un enorme tatuaggio sul braccio.
Sanno
dell'omicidio di Lin,
pensa Isabella. «Avete
ragione a non essere contenti, ma lasciate...»
«Brutta
puttana!» dice l'uomo alto al suo fianco, scaraventando via il
secchiello. Si getta su di lei:
la sedia si ribalta e finiscono entrambi a terra, dove lui inizia a
tempestarla di pugni, finché la donna e il secondo uomo non lo
trascinano via.
«Lin
era un mio amico! Era uno di noi! L'hai ucciso a sangue freddo. Te la
farò pagare, brutta cagna in calore,» continua l'uomo, trattenuto
dall'altro a fatica.
Il
naso di Isabella sanguina. La vista è ancora più offuscata. La
donna si accosta. «Mi
chiamo Lorena e ora vorrei sapere come cazzo sei arrivata sulla
nostra isola. E basta giochetti, per favore.»
«Senti,
Lorena, per quanto pazzesco possa sembrare, ho avuto la vostra
posizione da DataCom. Però, credetemi, non avete nulla da temere.»
Lorena
e i due uomini impallidiscono. Istintivamente guardano fuori dalla
finestra, quasi si aspettassero di vedere una squadra d’intervento
DataCom scendere dal cielo.
L'uomo
col tatuaggio lascia l'amico, imbraccia il fucile e lo punta verso
Isabella. Posa il dito sul grilletto e prende la mira. Lorena alza
una mano. «Aspetta.
Sentiamo cos’ha da dire.»
Se
sbaglio una parola, sono morta. «Sentite,
chi, o cosa, mi ha fornito l'informazione, la tiene per sé. Siete al
sicuro. Nessuno verrà a cercarvi.»
L'uomo
col fucile interviene, la fronte imperlata di sudore: «Lorena,
dobbiamo farla fuori. Ci ha detto di DataCom solo perché sapeva che
l'abbiamo vista uccidere Lin. È stata mandata qui a farci perdere
tempo. Uccidiamola e fuggiamo. Non possiamo lasciare la nostra vita
nelle sue mani.»
Lorena
si morde il labbro. È visibilmente combattuta. «Spiegami
chi ti ha dato quest'informazione e perché. E sii chiara o questa
volta ti uccidiamo davvero.»
Isabella ci riprova:
«C'è
molto che dovete sapere. In DataCom le intelligenze artificiali non
hanno una posizione univoca. Il piano per la selezione della razza
umana è solo l'elaborazione principale. È, come dire, il frutto
dello scenario più probabile. Esistono tuttavia intelligenze
secondarie e indipendenti che hanno elaborato piani diversi. È
complicato da spiegare ma, in sintesi, gli umani non devono
necessariamente essere selezionati: esiste ancora una speranza e...»
«Lorena,
mentre questa stronza inventa puttanate, stanno venendo a cercarci.
Devi decidere. Dobbiamo andarcene, ora!» dice l'uomo col fucile, il
dito che inizia a premere sul grilletto.
«Io
l'ammazzo questa puttana,» l'uomo alto si getta verso la gola di
Isabella con un coltello in mano.
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