Lo smartphone di Roberto, sul parapetto del ponte,
inquadra il cielo, punteggiato di stelle.
Eugenio interrompe il collegamento. Nel
laboratorio i tre uomini e la donna tacciono, nessuno ha il coraggio
rompere il silenzio. Poi sei paia di occhi si voltano verso Mario,
caduto in ginocchio.
La sua fronte e i suoi pugni chiusi battono sul
pavimento e inizia a piangere come quando era un bambino. Come non ha
mai fatto nella sua vita di adulto.
Con le lacrime scivola via il grande amore della
sua vita, la fiducia di quando rimaneva per ore a parlare sul letto
con la testa appoggiata sulle sue cosce, il sogno di un'unione che
niente e nessuno avrebbe mai potuto dividere.
Isabella si accomoda su una sedia e accavalla le
gambe. Fruga nella borsetta ed estrae accendino e pacchetto. Si
accende una sigaretta.
Mario non piange più. Si rialza. I tre uomini la
osservano.
“Allora?” domanda la donna.
Silenzio.
“Ho chiesto io di inserire quel messaggio nella
procedura di suicidio. Ok, non c'entrava nulla, ma era importante che
le vostre orecchie indiscrete capissero. Tanto, Roberto era già un
uomo morto.”
“Il... il video?” le chiede Mario.
“Un bel ricatto, no?” Sorrisino. “E un
piccolo aiutino per mettere le cose in chiaro tra di noi, maritino
caro. Non ho mai amato gli addii sdolcinati.”
Le labbra si chiudono sul filtro della sigaretta.
Aspira intensamente una boccata.
“Tesoro, non guardarmi con quegli occhi feriti.
Sei un genio, lo sai. E te l'ho sempre ripetuto.”
Getta a terra il mozzicone della sigaretta.
“Mario, senza di te ci sarebbero voluti decenni
per scrivere quel codice. Mi sono sacrificata. Ti abbiamo individuato
anni fa e ho dovuto assicurarmi che facessi il tuo dovere. Ma se può
consolarti, la vita insieme non mi è dispiaciuta poi così tanto. Ve
lo chiedo un'ultima volta. Allora?”
“Allora cosa?” interviene Lin.
“Mario ci serve. In futuro potremmo avere
bisogno di qualche modifica al codice. E voi due … bèh, per ora
potete vivere. Il messaggio lo avete sentito. Volete collaborare di
vostra iniziativa … o volete farlo con qualche incoraggiamento?”
Eugenio si rivolge a Mario: “Cosa vuoi fare con
lei?”
Isabella scoppia a ridere.
“Povero il mio hacker. Eugenio, questa volta
temo tu non sia stato così bravo nelle tue intercettazioni. Sopra e
sotto di noi e dietro quella porta ci saranno non meno di duecento
uomini.”
Le sue labbra di chiudono ancora una volta sul
filtro.
“Sentite ragazzi. Può non piacervi, ma è
l'unica soluzione. Molti devono morire, molti altri devono essere
controllati. Vi chiedo scusa, ma non ho tempo da perdere. Scegliete
da che parte stare.”
“No, Isabella. Non può essere l'unica
soluzione. Forse l'uomo è egoista., forse è irresponsabile, ma non
diventeremo mai schiavi delle macchine,” le risponde Mario.
“Mario, non schiavi, ma alleati. Neppure DataCom
può fare tutta da sola. Abbiamo bisogno di presenza sul campo.
Avremo dei problemi con tutti quelli che non vorranno seguire i
consigli. Ci saranno ribellioni. L'abbiamo già calcolato.”
I tre uomini non rispondono. Isabella dice ad alta
voce: “Ok, entrate pure.”
Un colpo. La porta cade a terra. Uomini in
uniformi miste della polizia e DataCom iniziano a fluire nel
laboratorio.
“Per l'ultima volta, con le buone o con le
cattive? Tanto, la prossima tappa sono i nostri uffici. Scegliete voi
dove. Liberi o schiavi.”
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